Cosa vuol dire, per Dante, la ‘giustizia’? E’ la giustizia divina, ovvero l’esatta retribuzione del bene e del male, quella sorta di perfetta contabilità celeste che governa la macchina stessa, l’invenzione narrativa della Divina commedia? E’ la giustizia umana, così come viene amministrata sulla terra, specchio impoverito e fallibile di quella divina? Oppure è la ‘giustizia’ nel senso della soggettiva virtù dell’individuo ‘giusto’? E in questo caso, quali concreti atteggiamenti e comportamenti morali implica la ‘giustizia’? In altre parole chi è, come si fa a riconoscere, il ‘giusto’?