Nella Vita Nuova (non a caso definita “romanzo teologico”) Dante ci racconta come egli, dopo la morte di Beatrice, diventi cosciente del significato di “segno del divino sulla terra” (Dante lo definisce “uno miracolo”) che la donna ha rappresentato per lui e del fatto che la sua presenza, in un modo da viva, in un altro dopo la morte, ha segnato tutto il suo itinerario spirituale (ma anche artistico – il voler dire di lei certe cose gli fa cercare nuove parole); per questo motivo riprende le rime scritte per lei nel decennio precedente (A ciascun’alma presa è del 1283 circa; Beatrice muore nel 1290, la Vita Nuova nel suo complesso risale più o meno al 1293-94), le ritocca, ne scrive altre e contorna il tutto da una spiegazione in prosa di tutta la vicenda; fino alla conclusione in cui sente inadeguato il suo stile per descrivere la sua coscienza attuale di Beatrice e si riserva di parlare di lei solo quando avrà trovato un linguaggio adeguato. Questo primo brano, l'inizio della Vita Nova, ci presenta il primo incontro fra Dante e Beatrice, giovinetti, e la nascita dell'amore per lei.